Inquinamento

Le maggiori fonti dell'inquinamento dovuto all'industria zootecnica e della pesca sono:

  • l'inquinamento da sostanze chimiche causato dai fertilizzanti e pesticidi utilizzati nelle coltivazioni di mangimi per gli animali d'allevamento.
  • L'inquinamento chimico dovuto ad antibiotici, farmaci e altre sostanze somministrate agli animali d'allevamento.
  • L'inquinamento di acque e terreni causato dalle deiezioni degli animali.
  • La distruzione degli oceani originata dalle pratiche di pesca industriale.
  • L'inquinamento degli ecosistemi dovuto agli allevamenti di pesci (acquacoltura).
  • La produzione di carne, pesce uova e latticini contribuisce per circa il 57% alle emissioni di vari inquinanti (nel settore delle produzioni alimentari), pur costituendo solo il 18% delle calorie globali della dieta.
  • A parità di calorie, le emissioni di inquinanti per i cibi animali sono pari a 6 volte tanto quelle causate dai cibi vegetali, il che significa che sostituendo i cibi animali con quelli vegetali si risparmierebbe l'83% di emissioni inquinanti, una proporzione enorme.

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Se al posto di tutta la carne e il pesce nei pasti degli utenti del sito si utilizzassero ingredienti vegetali (es. polpette vegetali di verdure, cereali e tofu, paté di legumi al posto degli affettati, ecc.), a parità di calorie, si risparmierebbe moltissima acqua: ne servirebbe un 95% in meno. La scarsità d'acqua è un grave problema, che possiamo contrastare molto efficacemente con le nostre scelte alimentari.

Testimonianza di Ornella

Un menù vegetale dà un forte contributo per contrastare lo spreco di risorse, concausa del problema della fame nel mondo [Continua…]

Approfondimenti

Esaminiamo più in dettaglio ciascuna delle sopra citate fonti di inquinamento causate dall'industria dell'allevamento di animali e d quella della pesca in mare.

Inquinamento chimico

Per coltivare tutti i mangimi per gli animali d'allevamento, l'uso di fertilizzanti chimici e pesticidi è davvero massiccio. I raccolti assorbono solo da un terzo alla metà dell'azoto applicato al terreno come fertilizzante: le sostanze chimiche rimaste inutilizzate inquinano il suolo e l'acqua. Dato che, secondo le statistiche della FAO, metà dei cereali e il 90% della soia prodotti nel mondo sono usati come mangimi per animali, e che queste sostanze chimiche sono per la maggior parte usate nelle monocolture per la produzione di mangimi animali, è chiaro che la maggior responsabilità per questo enorme uso di sostanze chimiche sta proprio nella pratica dell'allevamento di animali per l'alimentazione umana.

Se i terreni fossero usati per produrre cibo per il consumo umano diretto, in maniera sostenibile, usando la coltivazione a rotazione, sarebbe necessaria una quantità molto minore di sostanze chimiche, o addirittura nulla.

Inoltre, nei mangimi degli animali vengono addizionati antibiotici, farmaci e sostanze chimiche varie, al fine di prevenire la diffusione delle malattie nelle condizioni di sovraffollamento in cui essi vivono e per aumentarne la velocità di ingrasso. Migliaia di animali sono stipati in ciascun allevamento industriale e gli antibiotici vengono aggiunti ogni giorno al loro mangime. Ogni anno vengono somministrate 11.000 tonnellate di antibiotici agli animali, negli USA, che ammontano al 70% del totale di antibiotici prodotti ogni anno, e a otto volte la quantità usata per curare le persone (Union of Concerned Scientists, "70 Percent of All Antibiotics Given to Healthy Livestock").

Maggiori approfondimenti:
L'uso di prodotti chimici

Deiezioni animali

Le deiezioni degli animali (gli escrementi) non sono utilizzate, come si potrebbe erroneamente pensare, come utile fertilizzante, ma sono considerate piuttosto come inquinante ambientale: moltissimi animali vengono allevati in un'area troppo piccola e l'ambiente circostante non è in grado di smaltire tutte le deiezioni prodotte. In aggiunta, si tratta di liquami che contengono livelli di fosforo e azoto al di sopra della norma, perché gli animali possono assorbire solo una piccola parte della quantità di queste sostanze presenti nei loro mangimi. Ben lungi dall'essere utili per fertilizzare il suolo, sono una pericolosa fonte di inquinamento di acque e terreni.

Quando gli escrementi animali filtrano nei corsi d'acqua, l'azoto e fosforo in eccesso in essi contenuto rovina la qualità dell'acqua e danneggia gli ecosistemi acquatici e le zone umide. Circa il 70-80% dell'azoto fornito ai bovini, suini e alle galline ovaiole mediante l'alimentazione, e il 60% di quello dato ai polli "da carne" viene eliminato nelle feci e nell'urina.

Oggi, le deiezioni in eccesso vengono sparse sul terreno, mettendo in pericolo la salubrità delle acque e i pesci che ci vivono. I depositi di deiezioni sono spesso delle enormi pozze maleodoranti e hanno già causato disastri ambientali in molti stati degli USA, spandendo batteri infettivi nei fiumi circostanti e filtrando fino alle falde acquifere utilizzate come acqua potabile. (Natural Resource Defense Council, "America's Animal Factories How States Fail to Prevent Pollution from Livestock Waste", NRDC Report, 1999).

Per capire la portate del problema, basti pensare che le deiezioni provenienti dagli allevamenti intensivi degli Stati Uniti inquinano l'acqua più di tutte le altre fonti industriali raggruppate. (Fonte: Environmental Protection Agency 1996).

Maggiori approfondimenti:
Le deiezioni animali

L'impatto della pesca

La pesca industriale degli ultimi decenni ha devastato gli oceani: il numero di pesci è in diminuzione continua e rapida e la situazione potrebbe collassare entro 50 anni, se si continua in questo modo. Nonostante le tecniche di pesca sempre più aggressive, che non lasciano scampo a nessuna specie, la quantità del pescato è in declino dalla fine degli anni ‘80 e il numero di zone di pesca arrivate al collasso è cresciuto esponenzialmente dal 1950 ad oggi.

Già oggi la domanda da parte dei paesi ricchi, sommata a quella dei paesi in via di sviluppo come la Cina, non può essere soddisfatta dalle zone di pesca esistenti nel mondo. Eppure, si invitano le persone a consumare ancora più pesce, come se gli oceani fossero una riserva inesauribile.

Se venisse in mente di "risolvere" il problema delle zone di pesca sovrasfruttate con la diffusione dell'acquacoltura (allevamenti di pesci e altri animali acquatici), si andrebbe incontro a un grave errore: l'acquacoltura peggiora il problema anziché risolverlo.

Nei paesi industrializzati i pesci allevati sono pesci carnivori, cioè che mangiano altri pesci (ad esempio salmone, tonno, spigole) e quindi è necessario pescarne altri per nutrire quelli allevati, con uno spreco enorme: servono da 2,5 a 5 kg di pesce pescato per "produrre" 1 kg di pesce allevato. E' chiaro come il "rimedio" sia peggiore del male.

Oltre a peggiorare la situazione dello sfruttamento dei mari, l'espansione dell'acquacoltura causa altri notevoli danni ambientali: la distruzione e l'inquinamento degli habitat acquatici a causa dell'azoto derivante dagli scarichi degli allevamenti; la crescita incontrollata di alghe; la trasmissione di parassiti e malattie dai pesci d'allevamento a quelli selvatici; l'abuso di antibiotici, farmaci e altre sostanze chimiche negli allevamenti (sostanze che si trovano poi anche nelle carni del pesce consumato).

Per proseguire: Approfondisci le altre cause d'impatto ambientale: consumo d'acqua e di energia

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