Patrizia adora la sua moto: ama fare lunghe gite estive, da sola o con un gruppo di amici, ma ogni stagione è buona per una corsa in libertà nelle strade di campagna. Tuttavia, essendo molto sensibile alle istanze ecologiste, e in particolare ai cambiamenti climatici dovuti alle emissioni di gas serra, non si sente la coscienza molto a posto.
Foto di repertorio
Sa che rispetto a un'auto (un'utilitaria) la sua moto consuma circa un terzo di benzina, però è anche vero che lei tende a fare molte gite e quindi teme che il suo impatto sullo spreco di energia e sulle emissioni di gas serra sia rilevante.
Vuole però sapere esattamente quanto, quindi si impegna per alcuni giorni in ricerche online. Nonostante la maggior parte dei siti dedicati a questi temi (specie quelli delle associazioni ambientaliste e governativi) non ne parli, o ne accenni solo in modo vago, svariati siti, italiani e stranieri, sollevano invece il problema delle emissioni di gas serra dovute all'industria alimentare, in particolare quella zootecnica.
"Possibile che il problema maggiore sia questo?", si chiede Patrizia. Indaga più a fondo, trova anche articoli di giornali quotati e riviste scientifiche che affrontano proprio questo tema. In uno di questi trova i risultati di uno studio di alcuni scienziati giapponesi che conclude che "produrre un chilo di carne di manzo causa emissioni di gas serra pari a quelle prodotte guidando l'auto per tre ore e lasciando accese le luci di casa" (segnaliamo che questo articolo, assieme ad altri basati su studi scientifici, si trova sul sito del Centro Internazionale di Ecologia della Nutrizione).
Patrizia esamina dunque il suo menu di una giornata (lei non ama molto cucinare, quindi i suoi piatti sono molto semplici, o si basano addirittura su panini):
Colazione con latte e fette biscottate; spuntino con yogurt e una mela; a pranzo un panino coi wurstel e purè di patate; a cena spezzatino di vitello con patate e insalata di pomodori, indivia e noci tritate e del pane integrale.
Ormai si è convinta che se è preoccupata per l'inquinamento causato dalla sua moto deve esserlo molto di più per i suoi pasti, quindi si impegna subito a cambiare menu e siccome non è una che lascia le cose a metà, elabora subito un menu 100% vegetale, che sia altrettanto semplice da preparare. E ottiene:
Colazione con latte di soia e fette biscottate; spuntino con yogurt vegetale e una mela; a pranzo un panino coi wurstel vegetali e purè di patate (fatto con latte di soia o d'avena e olio); a cena uno stufato di ceci, lenticchie, carote e patate, e poi sempre insalata di pomodori, indivia e noci tritate e pane integrale.
Ebbene, in questo modo Patrizia ha diminuito di ben 5 volte le emissioni di inquinanti rispetto al suo menu onnivoro. In tutto, ha risparmiato l'80% del suo impatto globale.
Va detto che la sua dieta, pur non essendo propriamente salutista (servirebbe un maggior contenuto di verdura e cereali in chicco), ha subìto un bel miglioramento rispetto a prima anche su questo fronte: è ancora troppo proteica, ma decisamente meno di prima (78 g di proteine contro i 95 di prima) e contiene molti meno grassi (e zero di quelli più dannosi, cioè quelli animali). Patrizia ha risposto che alla svolta salutista penserà forse più avanti, per ora è più che soddisfatta così e ci ha assicurato che non smetterà di cercare di evitare gli sprechi in altri campi, ma che ormai ha capito che il maggior spreco di risorse deriva da quello che sceglie di mangiare e che quindi non tornerà mai indietro dalla sua scelta.
Per capire bene i motivi di tanto risparmio di risorse, consigliamo la lettura del sito Dalla fabbrica alla forchetta: sai cosa mangi?
(Articolo della Redazione basato sulla testimonianza di Patrizia M.; foto di repertorio)
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